Aree Interne. Di quali territori parliamo?
Aree Interne. Secondo la definizione contenuta nella Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI), le aree interne sono «quelle aree significativamenti distanti dai centri di offerta di servizi essenziali (di istruzione, salute e mobilità), ricche di importanti risorse naturali e ambientali e di un patrimonio culturale di pregio». «Sono fortemente diversificate per natura e a seguito di secolari processi di antropizzazione». Nelle aree interne «vive circa un quarto della popolazione italiana, in una porzione di territorio che supera il sessanta per cento di quello totale e che è organizzata in oltre quattromila Comuni» (DPS, 2014).
Le motivazioni dell’azione di policy sulle aree interne
I territori rurali e le aree interne — che dal secondo dopoguerra hanno subito un processo di marginalizzazione non indifferente — non facilmente accessibili e storicamente caratterizzati da una scarsa offerta di servizi, sono stati protagonisti di un lungo e progressivo abbandono in favore delle aree urbane, con costi elevati per la società. Alla perdita demografica ha corrisposto anche un processo di indebolimento dei servizi alla persona.
Ulteriori effetti negativi sono stati generati da interventi pubblici o privati (cave, discariche, inadeguata gestione delle foreste e talora impianti di produzione di energia) volti a estrarre risorse dalle aree interne senza generare innovazione o benefici locali: le amministrazioni locali vi hanno acconsentito anche per le condizioni negoziali di debolezza legate alla scarsità dei mezzi finanziari. In altri casi, l’innovazione è stata scoraggiata da fenomeni di comunitarismo locale chiuso a ogni apporto esterno.
Tuttavia, questi stessi territori sono anche il luogo di un cospiquo capitale territoriale, naturale e umano, inutilizzato, ritenuto strategico per il rilancio e la crescita del sistema paese.
Allo stesso tempo, in qualche caso, talune aree interne sono state spazio di buone politiche e buone pratiche a esito delle quali:
- la popolazione è rimasta stabile o è cresciuta;
- i Comuni hanno cooperato per la produzione di servizi essenziali;
- le risorse ambientali o culturali sono state tutelate e valorizzate.
Dimostrando così la non inevitabilità del processo generale di marginalizzazione e la capacità delle aree interne di concorrere a processi di crescita e coesione.
Il percorso verso l’individuazione delle Aree Interne
Il documento di indirizzo per la programmazione della politica regionale “Metodi e Obiettivi per un Uso Efficace dei Fondi Comunitari 2014-2020” riconosce che lo sviluppo dell’intero Paese dipende anche dallo sviluppo delle sue aree interne.
Per tale ragione, nel settembre 2012 il Ministro per la Coesione avvia la costruzione della Strategia Nazionale per lo Sviluppo delle “Aree Interne”, con il supporto del Comitato Tecnico Aree Interne costituito alla scopo. Ne fanno parte:
- il Ministero dei Beni Culturali;
- il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali;
- il Ministero del Lavoro;
- il Ministero dell’Istruzione;
- il Ministero della Salute;
- il Ministero Infrastrutture e Trasporti;
- l’UPI, l’ANCI, l’UNCEM, il CREA, l’ISFOL e l’ISMEA.
Il DPS vi partecipa attraverso l’UVER e l’UVAL, che lo presiede.
- Dicembre 2012. Seminario su “Nuove strategie per la programmazione 2014-2020 della politica di coesione territoriale”, concluso con la firma di un Documento di Intenti.
- Marzo 2013. Durante il Forum di Rieti si discute delle potenzialità delle Aree Interne e della necessità di rimodulare i servizi sulle caratteristiche dei territori.
- Maggio-agosto 2013. Una serie di riunioni tra il DPS e le altre Amministrazioni di riferimento sancisce l’inizio del negoziato Aree Interne. Le modalità e le tipologie di intervento discusse confluiscono nell’Accordo di Partenariato e, in maniera più esaustiva, nel testo della Strategia Nazionale.
- Settembre 2013. Con la fase di interlocuzione bilaterale tra il Comitato Tecnico per le Aree Interne e le singole Regioni si iniziano ad individuare le prime aree oggetto dell’attuazione della Strategia, prevista per l’autunno del 2014.
Individuazione e identificazione delle aree interne
In tale contesto, il “centro di offerta di servizi” viene individuato, nella SNAI, come quel Comune o aggregato di Comuni confinanti, in grado di offrire simultaneamente:
- l’offerta scolastica secondaria;
- almeno un ospedale sede di DEA di I livello;
- almeno una stazione ferroviaria di categoria Silver.
In particolare, l’ospedale sede DEA di I livello rappresenta un’aggregazione funzionale di unità operative che, oltre alle prestazioni fornite dal Pronto Soccorso, garantisce le funzioni di osservazione, breve degenza e di rianimazione. Realizza inoltre interventi diagnostico-terapeutici di medicina generale, chirurgia generale, ortopedia e traumatologia, terapia intensiva di cardiologia. Infine assicura le prestazioni di laboratorio di analisi chimico-cliniche e microbiologiche, di diagnostica per immagini, e trasfusionali (DPS, 2014).
La società Rete Ferroviaria Italiana (RFI) classifica le stazioni in:
- PLATINUM, stazioni caratterizzate da una frequentazione ed un alto numero di treni medi/giorno;
- GOLD, impianti medio-grandi che presentano una frequentazione abbastanza alta;
- SILVER, impianti medio-piccoli con una frequentazione media;
- BRONZE, impianti piccoli con una bassa frequentazione che svolgono servizi regionali (DPS, 2014).
La metodologia per l’individuazione delle aree interne si sostanzia in due fasi principali:
- Individuazione dei poli, secondo un criterio di capacità di offerta di alcuni servizi essenziali;
- Classificazione dei restanti comuni in 4 fasce in base alle distanze dai poli misurate in tempi di percorrenza
- aree peri-urbane;
- aree intermedie;
- aree periferiche;
- aree ultra periferiche.
Figura 1 – Classificazione delle aree interne secondo livelli di perifericità
- i criteri con cui selezionare i centri di offerta di servizi
- la scelta delle soglie di distanza per misurare il grado di perifericità delle diverse aree.
A tal proposito, la classificazione dei comuni è stata ottenuta sulla base di un indicatore di accessibilità calcolato in termini di minuti di percorrenza rispetto al polo più prossimo.
Le fasce che si ottengono sono calcolate usando il secondo e terzo quartile della distribuzione dell’indice di distanza in minuti dal polo prossimo, pari circa a 20 e 40 minuti. È stata poi inserita una terza fascia, oltre 75 minuti, pari al 95-esimo percentile, per individuare i territori ultra periferici.
Tabella 1 – Caratteristiche delle aree interne sulla base della classificazione 2014
Fonte: Elaborazione UVAL-UVER su dati ISTAT – Censimento della Popolazione 2011
Figura 2. Aree Interne. Mappa dei comuni italiani secondo la classificazione in Poli e aree a diverso grado di perifericità rispetto ai poli di riferimento
Fonte: Elaborazione UVAL, UVER, ISTAT, Ministero della Salute, Ministero dell’Istruzione
Le Aree interne così individuate, risultanti dalla somma fra le aree intermedie, le aree periferiche e quelle ultra-periferiche, rappresentano approssimativamente (secondo quanto indicato nella SNAI):
- il 53% dei Comuni italiani (4.261),
- il 23% della popolazione italiana (più di 13.540 abitanti),
- il 60% e più della superficie nazionale.
Dal confronto con la classificazione delle aree rurali identificate nel Programmi di Sviluppo Rurale Nazionale 2007-2013 e 2014-2020 emerge che circa il 97% della popolazione delle aree interne risiede in Comuni della zona C (aree rurali intermedie) e della zona D (aree rurali con problemi di sviluppo); pertanto, tutti i Comuni delle aree interne sono Comuni rurali e tutta la popolazione è popolazione rurale.
Tale dato è maggiormente evidente in Sicilia dove circa l’80% sul totale dei Comuni appartiene alle aree interne individuate. In particolar modo i comuni siciliani a quelle intermedie e periferiche, come evidenziato nelle Figg. 3 e 4 che mettono a confronto le aree rurali della Sicilia identificate dal PSR Programma di Sviluppo Rurale con la classificazione delle aree agricole svantaggiate identificate nella Direttiva CEE 268/75 e la classificazione dei comuni in Poli e aree interne.
Figura 3. Confronto tra le classificazioni urbano rurale delle regioni italiane e della regione Sicilia secondo il Piano strategico Nazionale 2007-2013 e la classificazione delle aree agricole svantaggiate identificate dalla Dir.CEE 268/75
Fonte: Safonte GF, 2013
Figura 4. Aree Interne. Mappa dei comuni della Sicilia secondo la classificazione in Poli e aree a diverso grado di perifericità rispetto ai poli di riferimento
Le ragioni di tale distribuzione sono legate agli andamenti socio-economici e demografici che hanno interessato tutto il Paese ma che nelle aree interne, sia a livello nazionale che regionale, sono ancora più accentuati.
Risorse correlate
- Nuove strategie per la programmazione 2014-2020 della politica di coesione territoriale” – Rieti, 11 e 12 marzo 2013
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I Sessione – 11 Marzo
- Franco Arminio – Scrittore, poeta – Idee per il Mediterraneo interiore
- Sabrina Lucatelli – Componente UVAL, Coordinatrice del Comitato tecnico Aree interne – Di quali territori parliamo: una mappa delle Aree Interne
- Antonio Calafati – Università Politecnica delle Marche – L’Azione pubblica può agire sulle dinamiche dei territori lavorando sui fattori latenti di sviluppo – Aree interne Italiane: lo sviluppo necessario
- Jan Douwe van der Ploeg – Wageningen University – Paesi Bassi – Dinamicità dei sistemi agrícoli nelle aree interne
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Seconda Sessione (11 marzo)
- Davide Marino – DIBT – Università del Molise, CURSA – Introduzione al Forum: quale il ruolo delle Comunità locali?, Come restituire la tutela del territorio alle Comunità locali
- Domenico Cersosimo – Università della Calabria – Come restituire la tutela del territorio alle Comunità locali: Sintesi della discussione e suggestioni
- Marco Frey – Scuola Superiore Sant’Anna – Come conciliare gli obiettivi di efficienza e risparmio energetico, di energia rinnovabile con quelli di tutela e sviluppo delle aree interne?
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Terza Sessione (12 marzo)
- Andrea Gavosto – Fondazione Giovanni Agnelli – Obiettivi per una Strategia Nazionale delle Aree Interne: che cosa può e deve fare LA SCUOLA per lo sviluppo di queste aree?
- Emanuele Barbieri – Esperto di politiche per la Scuola – Servizi alla persona: l’Istruzione. Le questioni chiave
- Gilberto Turati – Università degli Studi di Torino – Come assicurare servizi adeguati e come investire per la creazione di reti territoriali della Salute?
- Crescenzo Simone – Medico di Medicina generale Castelvenere (BN), consigliere nazionale ANCOM – Le precondizioni dello sviluppo: Scuola, Salute e mobilità
- Andrea Boitani – Università Cattolica del Sacro Cuore – Introduzione a “Cavalli, automobili treni e aerei: dagli spostamenti interni all’apertura delle Aree interne”
- Alessandro Ficile – presidente SO. SVI.MA – La Città a rete policentrica e diffusa Madonie-Termini
- Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane – Cavalli, automobili treni e aerei: dagli spostamenti interni all’apertura delle Aree Interne
- Andrea Appetecchia – Isfor Spa – Cavalli, automobili treni e aerei: dagli spostamenti interni all’apertura delle Aree Interne: Sintesi dei principali punti emersi
- Fabrizio Barca – Conclusioni
- Video del Forum
- Nuove strategie per la programmazione 2014-2020 della politica regionale – Roma, 15 dicembre 2012
- Nota metodologica per la definizione delle Aree Interne